L'agognato, e mai raggiunto, vaccino

Il Castello Mane, conosciuto ai più come Istituto Mario Negri, è una struttura importante e complessa, alla quale è molto difficile accedere. Fogli e fogli, corsi e corsi. Uno dei requisiti per entrarvi è un richiamo recente dell'antitetanica. Purtroppo, il mio risaliva a oltre dieci anni fa, quindi ho dovuto ripetere l'impresa. Era il 24 maggio.

Poi, a inizio giugno, si è sbloccata la possibilità di realizzare un sogno. Finalmente hanno concesso la possibilità di vaccinarsi contro la COVID-19 anche agli under 29. Un momento che sognavo da MESI. La gioia mi pervase, ma celava un timore: non si possono fare vaccini a meno di un mese di distanza l'uno dall'altro. E se mi avessero posto l'appuntamento prima del 24 giugno? Cosa sarebbe accaduto? 

Fu anche peggio. L'appuntamento mi venne concesso il 19 di giugno. Provai a chiamare il numero apposito per posticipare, ma nulla. Allora mandai una missiva elettronica, fiduciosa. Mai mi giunse risposta.

Il 19 mi arrivarono diverse chiamate. Uscii dalla classe (ebbene sì, lezione di sabato) e risposi. Al centro vaccinale cadevano dal pero: nulla era stato notificato. Quindi spiegai la situazione. "Si riprenoti tra una settimana". Perfetto: di sicuro prenotando il 26 ci sarebbe stata compatibilità.

Ma il tempo passava, e non mi arrivava l'emozionante messaggio: "Ti confermiamo che la tua preadesione per la vaccinazione antiCOVID ha avuto esito positivo". Una vita in sospeso. Così, tentai la sorte: nell'accompagnare una parente a vaccinarsi, chiesi come fare. Mi risposero che avrei potuto presentarmi più tardi per ricevere una delle dosi d'avanzo. Armata di speranze, mi aggiunsi alla schiera di pretendenti. E attesi.

Un giovane cavaliere chiamava: "Alzino la mano coloro che devono fare la seconda dose. Vengano."
"Alzino la mano coloro che hanno più di quarant'anni. Vengano."
"Alzino la mano coloro che hanno più di trent'anni. Vengano."
Pensai: "Ci siamo. Ora chiameranno gli ultraventicinquenni". E poi, per scherzare, esclamai: "Vengano coloro che hanno più di ventisette anni!"

Il cavaliere invocò: "Alzino la mano coloro che hanno più di venticinque anni".
Il mio braccio schizzò in aria. Eravamo quattro.
Il giovine borbottò tra sé e sé. 
"Alzino la mano coloro che hanno più di ventisette anni."
Erano gli altri tre.
"Vengano coloro che hanno più di ventisette anni."
Non ci potevo credere.

Io e il mio paterno accompagnatore restammo accanto alla fila dei prescelti, per essere certi di cotanta sfighitudine. Sentii dire al giovine: "Sono rimaste solo tre dosi."
Stavo per andarmene, ma mio padre volle rimanere per sicurezza. E avvenne una magia: nel rivolgersi a uno dei tre prescelti, il giovine disse: "Ah, ma lei era prenotato! La stavamo aspettando!" Quindi si rivolse a me: "Venga, venga, è fortunata! Mi dispiaceva per lei, ma ce l'ha fatta".
Presi i fogli, compilai, feci il colloquio pre-vaccinazione con il medico. Ma poi la tragedia.

"Mi dispiace, non puoi più farlo" mi disse il giovane cavaliere. "Il tuo vaccino era prenotato!" La donna cui era destinato era giunta, anche se in ritardo. E con lei sfumavano le mie speranze.
Giovine e medico discorsero su cosa fare delle scartoffie già compilate con le date del giorno stesso. "Le fermiamo. Domani potresti venire?"
Così, finalmente, ottenni un vero appuntamento. Ma le emozioni erano troppe, e morii. Fine.



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