Accumulare libri: perché questa mania e come superarla (o perché non farlo)

Comprare libri su libri senza mai riuscire a leggerli. È un fenomeno diffuso, conosciuto da almeno 150 anni, che oggi estendiamo anche ad articoli e altri contenuti legati alla conoscenza.

Mi è capitato per caso un video che proponeva una soluzione per limitare questo fenomeno. Il primo punto era: scrivere un elenco di tutti i libri ancora da leggere. Ho chiuso il video. Solo in lettura ho 4 libri (se consideriamo quelli che ho preso in mano nell'ultimo mese, perché alcuni sono sospesi da molto più tempo). Dedicarmi a stilare l'elenco di tutti i libri in attesa equivarrebbe a circa un'ora di lettura: allora preferisco portarmi avanti con l'elenco (che include oltre 300 libri). Però il video mi è stato comunque utile, perché mi ha fatto sorgere questo dubbio: perché accumuliamo libri da leggere?

Tsundoku e bibliomania

"Tsundoku" (積ん読) significa "impilare letture" ed è usato in Giappone almeno da metà Ottocento. Il termine si differenzia dalla parola "bibliomania" (letteralmente "pazzia per i libri", usata nel 19° secolo per indicare una compulsione) in quanto questa indica una volontà di collezionismo, mentre il fenomeno dello tsundoku porta a raccogliere libri in modo involontario, con l'intento (tradito) di leggerli.

Perché accumuliamo libri e come smettere

Se accumuliamo più letture di quante ne potremo leggere è possibile che si tratti di una combinazione di tre fattori.
  1. Eccessivo ottimismo. Il bias di proiezione è un errore di valutazione che ci spinge a considerare le nostre motivazioni al momento dell'acquisto valide anche sul lungo termine. È lo stesso che ci porta a prendere più piatti di quelli che potremo mangiare all'all-you-can-eat o ad abbonarci in palestra per poi andarci solo due volte.
  2. Poco autocontrollo. Se leggere ci piace molto, un libro può costituire un'attrattiva tanto quanto un gelato d'estate, che sollecita il nostro sistema della ricompensa (la parte del cervello che associa sensazioni di piacere a certi stimoli).
  3. Difficoltà a gestire il proprio tempo.
Lo tsundoku si traduce in una notevole uscita economica e può indurre senso di colpa per questo spreco e per gli impegni presi non realizzati. Inoltre, l'accumulo può portare ansia per il futuro o disgusto per il disordine. Per evitare di accumulare troppi libri, oltre a ridurre la permanenza in negozi di conoscenza sia online sia offline per non cadere in tentazione, è consigliato:
  • limitare il numero di libri acquistati, con maggiore severità nei criteri di selezione. In particolare, è consigliato considerare solo libri che si vogliono davvero leggere, escludendo quelli che si prendono perché ci si sente socialmente obbligati in qualche modo;
  • realizzare un ordine di priorità nella propria lista di letture, leggendo un solo libro alla volta;
  • porsi un tempo minimo da dedicare alla lettura ogni giorno (es. 15 minuti al giorno), ma senza esagerare. Terminare un libro non è obbligatorio;
  • vendere/regalare/cedere libri che si è consapevoli non si leggeranno mai, come tomi che ci hanno annoiati appena li abbiamo sfogliati o che giacciono sul comodino da mesi. La vita è troppo breve per leggere qualcosa che non ci piace solo perché "andrebbe letto". 
Ma accumulare troppi libri potrebbe essere una risorsa.

Perché continuare ad accumulare libri

Lo tsundoku può sembrare un'abitudine poco sana, ma finché non provoca ansia o si trasforma in un'ossessione (che compromette la salute mentale e la vita sociale), è possibile trovarvi dei risvolti positivi. Innanzitutto, avere a disposizione tantissimi libri è un modo per spingerci a ritrovare del tempo libero per noi e a riordinare le nostre necessità. Vedere che quello che vorremmo fare si accumula mentre ci dedichiamo soprattutto ai doveri può spingerci a interrogarci su cosa vogliamo davvero, e ritagliarci del tempo per rilassarci.

Ma, citando Nassim Nicolas Taleb (dal suo Cigno Nero), "I libri letti sono di valore molto minore di quelli non letti" per un altro motivo: anelare alla conoscenza, più che abbracciarla, ci porta a crescere. Il perché lo descrive molto bene il rapporto che Umberto Eco aveva con la sua immensa libreria da migliaia di titoli: sapeva che non avrebbe mai avuto abbastanza tempo per leggerli tutti, ma li usava come promemoria dell'immensa conoscenza ancora da esplorare e soprattutto di quella che lui ancora ignorava. L'umiltà è la chiave per non dare nulla per scontato e spingersi a imparare sempre. Come scrisse Lincoln Steffens: "È la nostra conoscenza - quello di cui siamo sicuri - che fa andare il mondo a rotoli e ci limita dal vedere e imparare".



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