Un mini-Erasmus per narrare la scienza

L'ultimo giorno ormai mi esprimevo a mugugni. Avevo dimenticato qualsiasi lingua a me nota. Be', forse la mia amnesia generale era dovuta al fatto che dormivo 4 ore a notte, per lanciare gli occhiali nei locali e nascondermi dietro le auto...

Forse è il caso di contestualizzare.

Sono approdata a Strasburgo per un corso di Storytelling nella Scienza tenuto presso il Parlamento Europeo. Una simpatica donna, che veniva dall'Italia per raggiungere la figlia, mi ha portata in una buonissima pasticceria vicino alla cattedrale della città. Una splendida città, con il fiume e la fontana "la Nascita della Civiltà" e le case con un'eco di architettura tedesca (quanto amo gli abbaini!). Decisamente una delle più belle in cui sia stata.

E poi mi sono gettata nel corso. Perché comunicare la scienza oggi?, Quanto e come semplificare?, Come evitare la trappola della misinformazione?, Come scrivere una storia efficace? Sono solo alcuni dei grandi temi che abbiamo affrontato nelle aule del Parlamento Europeo insieme a ospiti interessanti come Kai Kupferschmidt, corrispondente di Science a Berlino, Barbara Gormley, docente nella Scuola di Psicologia e Comunicazione a Dublino, e la Prof.ssa Eveline Crone, docente di Psicologia dello Sviluppo Neurocognitivo presso l'Università di Leiden e membro dello European Research Council

A seguire il corso insieme a me, altri 60 giovani comunicatori scientifici e aspiranti tali da tutta Europa (tranne che francesi). Persone interessanti, curiose, colte, con il sogno di fare la differenza. Insieme abbiamo vissuto anche molte sessioni dello European Youth Event 2023: workshop, discussioni, sessioni di domande e risposte, lezioni su come creare videogiochi educativi, stanze dove imparare a calarsi nei panni di persone con disabilità, sessioni di danza per imparare a conoscersi e comunicarsi. Tra le scoperte che più abbiamo amato, Simon Clark, divulgatore scientifico che si è suo malgrado trovato coinvolto in un'intervista improvvisata. 

Ogni giorno, volevo trascorrere più tempo possibile con questi compagni di viaggio che mi portavano risate, riflessioni, discussioni illuminanti. Così, dopo il corso c'era l'aperitivo con i churros, e poi un giro in traghetto, e poi la cena, e poi il dopocena, e poi a ballare, scatenandomi fino a lanciare gli occhiali su per il naso... Ero sempre l'ultima ad andare a dormire. E le risate con Briana, ragazza argentina naturalizzata francese con cui parlavamo in quattro lingue diverse. Ci siamo incontrate per caso, e poi la notte tornavamo a casa insieme, nascondendoci dietro le auto dalle persone ubriache...

Purtroppo il mio cervello non era d'accordo con le mie scelte sconsiderate, e l'ultimo giorno ha fatto sciopero, però tanto di fronte a me avevo il viaggio di ritorno.

Spero di aver rispolverato adeguatamente il mio italiano, altrimenti son proprio nei guai.







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