Il peso invisibile. Come ridurre l'impatto ambientale digitale?

Ognuna delle azioni che svolgi online ha un costo invisibile, dovuto all'energia e all'inquinamento necessari al funzionamento di dispositivi elettronici, router, serverdata centre. Un impatto di pochi grammi di CO2 per azione, ma prova a calcolare quanti messaggi invii su WhatsApp, quante foto carichi online, quanti post e video guardi, quante e-mail spedisci ogni giorno. Ora moltiplica questo risultato per 4 miliardi, il numero di persone che utilizza Internet. Ecco l'impatto che l'attività digitale di ognuno avrebbe se si comportassero tutti come te. 

Secondo i dati reali, in media (aritmetica, cioè dividendo le emissioni globali per il numero di tutti quelli che usano internet) consumiamo oltre 400 chili di CO2 a testa. L'anidride carbonica rilasciata in atmosfera a causa del nostro uso di Internet e delle tecnologie che consentono di sfruttarlo equivale al 3,7% delle emissioni globali. Come gli aerei che solcano i cieli in un anno - secondo alcuni studi, anche oltre il 5%.

Cosa possiamo fare per limitare l'inquinamento della nostra vita digitale?

L'impatto ambientale del digitale

Il digitale potrebbe essere positivo per l'ambiente: i dati impattano meno rispetto a libri e CD a parità di contenuti, le videochiamate risparmiano viaggi che possono produrre moltissimi gas serra, eccetera. Infatti, secondo uno studio del 2018 di Oczan e Apergis i paesi in via di sviluppo avrebbero un impatto inferiore sull'ambiente se usufruissero di Internet e delle risorse che offre. Ma sempre entro certi limiti. Invece, l'eccesso porta a inquinare: un impatto diverso, ma che annulla i benefici apportati. Per esempio, il traffico video su reti mobili è in crescita a un ritmo del 55% all'anno e l'aumento degli abbonamenti a servizi di streaming ha comportato un aumento dell'84% del consumo di energia elettrica.

Basti pensare che inviamo oltre 333 miliardi di e-mail ogni giorno (3,5 al secondo!). Naturalmente, la situazione è diversa da paese a paese; per esempio, per i data centre gli Stati Uniti d'America sfruttano ben il 2% dell'energia che usano complessivamente. Inoltre, in alcuni paesi le aziende compensano la CO2 prodotta piantando alberi o fanno affidamento su fonti di energia rinnovabili, mentre in altri le tecnologie consumano di più e sfruttano solo combustibili fossili. 

Le azioni più importanti sono a carico di aziende e istituzioni, ma anche per i singoli è possibile agire per fare la differenza.

Come ridurre l'impatto ambientale del digitale

L'80% dell'impatto di un dispositivo digitale è la sua produzione, dall'estrazione dei materiali alla realizzazione alla distribuzione (contro il 33% per un televisore). Ma vanno considerati anche i rifiuti elettronici, un problema crescente: si stima che ogni anno questi scarti aumentino di 2 milioni di tonnellate (come 200 torri Eiffel), ed è ancora poco diffusa l'elettronica sostenibile. Peraltro, alcuni componenti sono potenzialmente tossici se rilasciati nell'ambiente. Quanto all'energia consumata, i nuovi dispositivi sono sempre più efficienti, e quindi consumano sempre meno energia a parità di utilizzo. Tuttavia, la domanda è crescente in tutto il mondo, compensando quella risparmiata. Complice la volontà di avere gli ultimi modelli, anche quando quelli in uso funzionano ancora perfettamente.

Comprare tecnologie nuove più raramente è un ottimo passo per limitare il proprio impatto digitale. Secondo uno studio inglese del 2019, utilizzare uno schermo o un computer per 6 anni anziché 4 consente di evitare il rilascio di 190 kg di CO2 equivalenti (cioè CO2 più altri gas inquinanti equiparati alla CO2 in termini di impatto). Un altro aspetto cui porre attenzione può essere la dimensione dello schermo, poiché un dispositivo consuma tanta più energia quanto più questo è grande.

Per limitare gli sprechi energetici è utile:
  • connettersi con il WiFi piuttosto che con i dati mobili, che sfruttano circa il doppio dell'energia;
  • non lasciare mai il cellulare attaccato al caricabatterie quando la batteria è al 100% della carica;
  • usufruire spesso della modalità risparmio energetico o super risparmio energetico;
  • chiudere le schede in background (che tendenzialmente sfruttano le risorse del sistema per sincronizzarsi o ricevere notifiche);
  • tenere meno file su ogni dispositivo.
Tuttavia, è importante sapere che l'impatto del consumo di energia dipende molto dall'origine dell'energia utilizzata, poiché affidarsi alle fonti rinnovabili consente di ridurre la produzione di CO2 di oltre il 50% delle fonti che consumano combustibili fossili.

Sfruttare meno lo streaming 

Secondo l'International Energy Agency (IEA), i servizi di streaming di video e giochi costituiscono l'87% del traffico online. E i soli video visti online comporterebbero circa l'1% delle emissioni globali totali. Infatti, guardare un film in streaming di 90 minuti in Europa produce tanta CO2 quanto fare 300 metri in auto, anche se molto dipende dal tipo di dispositivo. Netflix riporta che nel 70% dei casi lo guardiamo sui televisori, che consumano molta più energia di computer portatili e tablet (25% delle visualizzazioni) e dei cellulari (5%). Inoltre, vi sono differenze legate ai modelli usati, alla connessione, alla risoluzione e alla provenienza dell'energia di cui si fa uso: fuori dall'Europa si usano meno rinnovabili, per cui il costo ambientale è più alto.

Quindi, a limitare il nostro impatto energetico può essere utile:
  • Vedere meno video in streaming. Ad esempio, è d'aiuto prestare attenzione a fermare la riproduzione di canzoni o video quando ci si sta per addormentare e preferire ascoltare solo audio anziché video quando possibile. 
  • Abbassare la risoluzione dei video che si guardano: un accorgimento che impatta poco a livello individuale, ma se 70 milioni di persone seguissero questa prassi si potrebbe evitare l'emissione di 3,5 di tonnellate di gas serra. 
  • Scaricare una canzone o acquistare il CD se si prevede di ascoltarla più di 27 volte. Gli audio sono meno impattanti dei video e delle foto, ma hanno un loro impatto: ad esempio, l'utente medio di Spotify ascolta canzoni in streaming per 25 ore al mese
  • Ridurre le videoconferenze dove non evitano incontri in presenza. Uno studio del 2012 stimava che un incontro di 5 ore potesse costare tra i 4 e i 215 chili di CO2 equivalente. Ben il 7% di un incontro in presenza, ma tendenzialmente molto più di altre modalità di comunicazione.
  • Spegnere la videocamera mentre si è in call. Anche questo è un piccolo modo per ridurre il consumo di energia e Internet.
  • Preferire videogiochi non in streaming. Sì tratta di risorse che sfruttano moltissima energia: più della lavatrice. Molto inquinanti anche i continui aggiornamenti, che spesso comportano gigabyte di contenuti scaricati ogni settimana. 

Attenzione ai backup e agli aggiornamenti 

Aggiornamenti e backup di sistema costituiscono circa il 10% del traffico di un cellulare. Così, evitare gli aggiornamenti non necessari (magari disinstallando app che non si usano) ed evitare di far caricare autonomamente dati sui cloud può aiutare a limitare l'impatto ambientale del digitale.

Un'altra attività digitale tipica sono le ricerche. Ogni ricerca su Internet comporta l'emissione di 0,2 grammi di CO2 equivalente. Anche se Google e altri servizi sfruttano soprattutto energie rinnovabili, il consumo di energia può comportare benefici. Certo, sempre meglio che acquistare in cartaceo: un giornale può costare tra 0,3 e 4 kg d CO2 equivalente e un libro circa 1. Comunque, è buona norma ottimizzare le ricerche online, ad esempio assicurandosi di digitare correttamente la richiesta per non doverla riscrivere o di aprire una fonte adeguata.

Produrre e guardare meno contenuti digitali 

Secondo un report di Facebook, ogni utente di questa piattaforma consuma circa 300 grammi di COe gas serra equivalenti ogni anno. Tre etti di prosciutto sono tanti, 3-4 porzioni. Ma Facebook non è nemmeno nella top 5 dei social network celebri che inquinano di più: sopra di esso ci sono Snapchat, oam, Pinterest, Reddit e, più impattante tra tutti, TikTok. Questo produce oltre 2,5 grammi di CO2 equivalente al minuto solo usufruendo passivamente dei contenuti. Ma caricarli online, secondo le stime, significa circa 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno. 
  • Essere concisi.
  • Pensare bene prima di scrivere o allegare qualcosa, in modo da prevenire invii che correggono refusi o aggiungono pezzi, evitare allegati preferendo link a risorse già online.
  • Inviare meno e-mail. Le più leggere ci costano 4 grammi di COe quelle pesanti, con foto o documenti allegati, superano i 50 grammi. Secondo le stime, tipicamente in un lavoro d'ufficio si consumano 135 chili di CO2 solo mandando e-mail. Semplicemente ridurre la quantità di e-mail superflue (come solitari "Grazie" e copie carbone inutili) eviterebbe una buona parte di questo inquinamento. Si calcola che nel Regno Unito eviterebbe oltre 16mila tonnellate di CO2 l'anno.
  • Usare programmi antispam e ridurre le iscrizioni alle newsletter e altre e-mail periodiche. Secondo Statista, nel 2022 le e-mail indesiderate erano quasi 1 ogni 2 ricevute: moltissime, anche se nel 2011 erano di più (l'80% del totale). In effetti, circa 8 su 10 non vengono mai aperte. Un bel repulisti di ciò che non ci interessa davvero può fare la differenza per il nostro tempo e per l'ambiente.
  • Per tenersi in contatto via telefono, meglio gli SMS, che consumano circa 0,014 grammi di CO2 equivalente. Infatti, secondo le stime le app di messaggistica sono poco meno impattanti delle e-mail. Ovviamente, gif, emoji, immagini e video aumentano l'impatto di ogni messaggio. Inoltre, un minuto di telefonata ha un impatto superiore a quello di un messaggino.
  • Fare pulizia: cancellare vecchie e-mail, foto, video online. Per mantenere i centri che conservano i dati occorre molta energia, soprattutto per raffreddare. Ogni e-mail conservata consuma circa 10 grammi di CO2 ogni anno per l'immagazzinamento. 
  • Ottimizzare le dimensioni dei file che inviamo: comprimere immagini, video e audio è di aiuto per ridurre il nostro impatto ambientale.

Innovazioni inquinanti

Risorse digitali che consumano in particolar modo sono la realtà virtuale, l'intelligenza artificiale e le criptovalute.

Per essere tale, un'intelligenza artificiale viene allenata con moltissimi dati che le consentono di apprendere modelli e poterli applicare per "pensare". Un'operazione che ci costa circa 270 chili di CO2 per ogni sistema di intelligenza artificiale allenato e che è in crescita. Com'è accaduto alle criptovalute, che hanno un crescente impatto sull'ambiente perché ogni moneta, per essere creata, richiede miliardi di calcoli e sono necessari sempre più computer per produrre ogni nuova moneta. Ogni mese, questo lavoro può richiedere tra le 40 e oltre le 70 milioni di tonnellate di CO2

Verso un digitale più verde

Per ridurre le emissioni, il contributo individuale è importante, ma lo è ancora di più l'azione di istituzioni e industrie. Si prevede che nel 2040 l'industria informatica comporterà il 40% delle emissioni. Ma l'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni delle Nazioni Unite (International Telecommunications Union) ha proposto che le emissioni di questo settore siano ridotte del 45%. Per fortuna sono già in atto azioni che consentono di rendere il digitale sempre più ecosostenibile, quali decarbonizzazione, migliore efficienza energetica, migliore compressione dei file e condivisione dell'impatto digitale delle piattaforme con gli utenti. Per esempio, diverse aziende hanno aperto dei data centre vicino al circolo polare artico: questo consentirà di ridurre molto l'impatto di queste tecnologie, perché circa la metà dell'energia che richiedono è quella impiegata per raffreddarli. 



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