Perché la musica ci fa emozionare?

La musica è considerata capace di modulare le nostre emozioni, scatenando reazioni molto diverse, anche se quelle più positive sono state studiate più a fondo. Può provocarci anche emozioni molto forti, ed è un aspetto molto interessante da indagare, perché non è chiaro quale sia la funzione di quest'arte nella nostra evoluzione e nelle nostre società. Allora è spontaneo chiederci perché ci piace la musica.

Che emozioni trasmette la musica?

La musica può modulare il nostro umore. Può meravigliarci, renderci allegri ed energici, tristi o commossi; infonderci calma, o stimolare la nostra rabbia; e in tutto questo può far reagire il nostro corpo modificando il battito cardiaco, farci venire la pelle d'oca o i brividi, persino farci piangere. In parte questo è dovuto alla sua capacità di evocare ricordi, portandoci alla nostra infanzia, a un episodio specifico felice o traumatico, a farci pensare a un'altra epoca. Le nostre reazioni dipendono da tanti fattori, incluse le persone stesse: ognuno di noi può essere più sensibile a certi tipi di musica piuttosto che ad altri (e c'è chi non ne trae alcuna emozione). Ma anche canzoni mai sentite possono provocarci forti emozioni, per motivi che ancora non comprendiamo a fondo.

Studiare le emozioni della musica non è semplice

Dal punto di vista evolutivo, le emozioni sono considerate processi costituiti da risposte neurofisiologiche (come la pelle d'oca), reazioni motorie (come movimenti del viso e gesti) ed esperienze soggettive emozionali-cognitive. I naturalisti ritengono che si tratti di meccanismi che si sono mantenuti nelle specie animali perché possono aiutare a reagire in modo opportuno di fronte a determinate situazioni. Ad esempio, la paura è considerata l'emozione più importante per facilitare la sopravvivenza perché spinge gli animali a comportarsi in modo da eludere situazioni pericolose: bloccandosi, fuggendo, fingendosi morti o attaccando la fonte di pericolo.

Così, studiare le emozioni è complesso: non possiamo indagare e descrivere a fondo le emozioni, o classificarle in modo univoco, perché sono molto soggettive e talvolta sfumate le une nelle altre. Nonostante possiamo monitorare l'attività cerebrale in tempo reale. Ad esempio, la risonanza magnetica funzionale (o FMRI, dall'inglese Functional Magnetic Resonance Imaging) consente di visualizzare lo spostamento dei flussi sanguigni a livello cerebrale, cosicché si può capire quali aree sono attive momento per momento. Anche se, in realtà, è un po' approssimativa perché ogni area mostrata comprende milioni di neuroni.

Per studiare qualcosa a fondo, in genere ci serve un ambiente controllato, per far sì che tutti i soggetti si trovino nelle stesse condizioni. Questo però può limitare le emozioni e i contesti in cui studiarle. D'altronde, il nostro rapporto con la musica non è dato solo dalla melodia e l'esecuzione, ma anche dalle esperienze passate della persona (sia in relazione alla musica sia in generale), dal suo umore in quel momento, dall'eventuale visione del musicista e dal contesto. Per esempio, ai concerti le nostre emozioni sono potenziate dalla presenza di altri appassionati, dalla presenza della band, da luci ed esibizioni, dal volume alto che ci batte nel petto.

Perché la musica ci fa emozionare?

Il talamo è una struttura che si trova nel nostro sistema nervoso centrale (qui) e riceve diverse informazioni sensoriali, tra cui quelle della musica, per poi mandarle ad altre parti dell'encefalo. Tra le discipline artistiche, la musica sembra essere quella che coinvolge più parti del cervello. In particolare, attiva le zone cerebrali adibite all'ascolto (la corteccia uditiva), a darci piacere (il sistema della ricompensa) e quelle attive durante il vagabondaggio mentale.  Secondo alcuni ricercatori, la corteccia frontale sinistra sarebbe più specializzata nell'elaborare i brani allegri e quella frontale destra i brani più paurosi o tristi.

Gli effetti sul nostro organismo sono diversi: accanto al nostro percepito emozionale, possono cambiare il battito cardiaco, la tensione di alcuni muscoli, la sudorazione, la frequenza dei respiri. Di solito aumentano con le canzoni più rapide. Poi, le canzoni possono influire sulla produzione di ormoni, per esempio riducendo il cortisolo (il cosiddetto "ormone dello stress"), e sulla digestione, che può essere favorita da canzoni più calme. 

Della musica, ciò che ci coinvolge di più emotivamente sono:

  • il tempo, quindi la velocità con cui si susseguono i suoni: brani più rapidi ci rendono più energetici, come quando vediamo qualcosa di più rapido. I brani più lenti, invece, solitamente risultano più malinconici.
  • Il modo, ovvero l'insieme ordinato di intervalli tra le note: in genere, l'accordo minore (Do, Mi bemolle e Sol, qui C, Eb, G) ci risulta triste o riflessivo, mentre quello maggiore (Do, Mi e Sol, qui C, E, G) allegro. (Questi due modi sono quelli diffusi nel mondo occidentale, ma in altre culture ne esistono anche diversi, che possono influire sull'umore.) Lo vediamo bene nelle trasposizioni in minore di canzoni che normalmente sono in maggiore, come in questa versione di Hey Jude.
  • La nostra conoscenza del brano. Le canzoni che conosciamo meglio sembrano avere un maggiore impatto emotivo su di noi. La ragione sembra essere che ci piace sentir confermare la variazione che ci aspettiamo.
  • Un altro fattore che contribuisce, anche se in misura minore, è la complessità del brano, che può risultare sgradevole.
Possiamo osservare simili effetti sull'umore anche nel parlato: i suoni più gravi e lenti ci trasmettono più tristezza dei suoni più acuti e rapidi. 

Perché la musica fa venire i brividi?

Un fenomeno particolare e diffuso dato dalla musica è chiamato, dal francese, frisson: i brividi che circa 2 persone su 3 sperimentano quando ascoltano la musica. Ci può succedere anche quando vediamo dei quadri o altre forme di arte che ci risultano belli. Non sappiamo bene perché accada, ma è possibile che sia dovuto a un istantaneo rilascio di dopamina, ormone che ci stimola un senso del piacere (prodotto nel circuito della ricompensa) quando facciamo qualcosa che ci piace - come mangiare.

Chi sperimenta più facilmente i brividi ascoltando musica potrebbe avere più connessioni neurali tra la corteccia uditiva, il talamo e il centro della ricompensa. In particolare, sembra che la musica faccia venire i brividi soprattutto a persone più creative, curiose, autoriflessive o empatiche e a chi è più legato alla musica, come i musicisti. Non è chiaro se queste persone siano di per sé più sensibili alla musica, e quindi diventino musiciste a causa di questa passione, o viceversa, quindi sia suonare a rendere più sensibili alla musica. Per esempio, ascoltarla potrebbe stimolare i "neuroni specchio", facendo immaginare la persona di suonare e rendendo le emozioni date dalla musica più potenti.


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