Leggere aiuta a conoscere il mondo, sviluppare senso critico, difendersi dalla disinformazione, sentirsi meglio, prevenire il declino cognitivo e non solo. L'Italia è sesta tra i paesi in cui si pubblicano più libri, ma è solo il ventitreesimo tra quelli che leggono di più (tra libri e altro). Quanti libri leggiamo e perché?
Quanti libri leggono in media gli Italiani?
Nel 2020, stando ai dati ISTAT, il 41,4% della popolazione dai 6 anni in su ha letto almeno un libro. I dati del Centro per il libro e la lettura (CEPELL) e dell’Associazione Italiana Editori riportano che il 55% dei lettori legge tra uno e tre libri l'anno. Solo il 9% sono grandi lettori, ovvero leggono più di 12 libri l'anno (in media 17). Per la maggior parte, fruiamo di libri cartacei: il 73,6% dei lettori legge solo libri fisici e il 16,6% fruisce di libri in modo vario (cartacei, digitali, audiolibri). Invece, il 9,4% degli Italiani legge solo libri digitali (e-book o libri on line) e lo 0,3% ascolta solo audiolibri.
A leggere di più sono le giovani donne tra gli 11 e i 24 anni: nel 2020, il 60% di loro aveva letto almeno un libro nel corso dell'anno. Anche tra gli adulti le donne leggono di più (46,4%, contro il 33,7% degli uomini). Ma, in generale, leggono soprattutto i giovani tra gli 11 e i 14 anni, escludendo i testi prescritti a scuola.
Quanti sono gli Italiani che non leggono?
Nel 2021, secondo dei dati di Pepe Research e rielaborati dal Centro Studi dell'Associazione Italiana Editori, i lettori (tra i 15e i 75 anni) erano circa il 56% degli Italiani. Quindi, a non aprire mai un libro sono circa 30 milioni di Italiani. Ma perché?
Perché leggiamo poco
I non lettori dichiarano di non leggere a causa di:
- mancanza di tempo (nel 30% dei casi);
- preferenza per altri tipi di svago (23,7%);
- motivi di salute, come ridotta capacità visiva (15,9%);
- eccessiva stanchezza per altre attività (9,1%);
- costo eccessivo dei libri (8,5%).
Tuttavia, è possibile che vi siano motivazioni non dichiarate, come il semplice disinteresse per la lettura. Inoltre, vi sono fattori "di rischio" da considerare. Sono fondamentali le condizioni socio-economiche. Il 72,8% dei laureati legge, contro il 49,1% dei diplomati e il 26,8% di chi possiede al massimo la licenza elementare. Importante il divario tra Nord e Centro (con il 48% e 44% di lettori) e il Sud (29,2% dei lettori). All'interno della stessa provincia, un elemento discriminante sembra essere la disponibilità di biblioteche, che favorisce la lettura.
Anche l'esempio in famiglia è importante: i giovani leggono di più se lo fanno i genitori. Nel 2020, il 78% dei lettori tra 6 e 18 anni aveva entrambi i genitori che leggevano, mentre leggeva solo il 64% di coloro che avevano solo un genitore lettore e il 36,3% se entrambi i genitori non leggevano.
L'Italia e la lettura
In conclusione, siamo il sesto paese al mondo che pubblica più titoli nuovi ogni anno, con quasi 130mila libri (dato 2020). In classifica siamo sesti: il primo paese è la Cina (con 444mila titoli nel 2013), seguita da Stati Uniti d'America (quasi 305mila nel 2013), Gran Bretagna (186mila nel 2020), Giappone (139mila nel 2017) e Indonesia (135mila nel 2020).
Quanto a lettura potremmo fare di meglio. Secondo il World Culture Score Index, il primo paese in classifica tra quelli che leggono di più (sia libri sia articoli e altri materiali online) è l'India, sebbene abbia un tasso di alfabetizzazione del 74%. In Italia, il tasso di alfabetizzazione è del 98,8%, eppure in media leggiamo per la metà del tempo: 5,5 ore a settimana. Sicuramente, perché gli Italiani leggano di più saranno necessari interventi delle istituzioni, che rendano la lettura sia più accessibile sia più desiderabile.
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